L'esercizio di consapevolezza quotidiano mentre siamo in relazione con i nostri figli è una delle imprese più ardue da affrontare.
I bambini sono programmati per essere rumorosi, esigenti, immediati, energici e vitali, così coinvolgenti da rendere molto complesso un lavoro di centratura su di sé. Stare in relazione con loro, interagire con la loro personalità tutta in divenire, richiede molte energie e molte risorse, di cui spesso i genitori sono sforniti: perché si lavora e perché si corre, sicuramente, ma soprattutto perché davvero la relazione genitore-figlio è fra le più profonde che incontriamo nella vita. Avere davanti a sé qualcuno che è nato e venuto al mondo dalla nostra stessa carne ci investe di grandi emozioni: amore dilagante, senso di responsabilità, bisogno di protezione, aspettative, sogni, desideri, richieste. Avere consapevolezza del peso specifico di ognuno di questi elementi è sicuramente oneroso dal punto di vista mentale ed emotivo, ma è forse lo strumento numero 1 che ogni genitore ha a sua disposizione per poter davvero salvaguardare la relazione che costruisce con suo figlio.
Il primo passo verso la consapevolezza, così come insegnato dalle tecniche di mindfulness, è rimettersi in contatto con il proprio respiro. Il respiro è l'essenza prima che ci tiene in vita, non dobbiamo controllarlo, è nostro compagno fedele in qualsiasi momento della nostra esistenza, non richiede sforzo, è gratis: concedersi durante la giornata alcuni momenti di ascolto del proprio respiro è l'inizio di un ottimo allenamento. Noterete presto che questa operazione richiede uno sforzo perché la mente tende a sfuggire, a tornare agli impegni, alle scadenze, alle aspettative (futuro) oppure ai sensi di colpa, ai rimorsi, ai rimpianti (passato) e stare sul presente è operazione molto complessa. Non scoraggiatevi, non spazientitevi: l'obiettivo è rimettersi in contatto con il respiro il che significa che se dobbiamo rifarlo 10 volte nel giro di un minuto (perché la mente sfugge) lo faremo tutte e 10 le volte. L'allenamento è proprio questo, riuscire a riportare la mente sulla respirazione e sui suoi elementi base (la pancia si alza e inspiro, la pancia si abbassa ed espiro).
Questo è il primo nucleare esercizio di consapevolezza. La pratica è lunga, complessa e richiama diversi aspetti della meditazione, ma in maniera intuitiva potete capire come questo allenamento vi potrà essere d'aiuto nelle interazioni con i vostri bambini. Proviamo con un esempio.
È domenica, vi siete alzati senza fretta e preparati con più calma del solito (ma con molte proteste!), dovete uscire per andare ad un pranzo di famiglia e vostro figlio comincia a opporre una silenziosa resistenza. Si sofferma su un gioco, vuole cominciare un puzzle, ha fame, no, ha sete, vuole un succo, una caramella... cominciate a spazientirvi. Emerge il pensiero: “Abbiamo fatto tutto per te stamattina, non ti va mai bene niente, ma possiamo fare UNA cosa senza discutere?”. Siamo già andati oltre al presente: siamo alle aspettative, ai pensieri su come dovrebbero andare le relazioni (io faccio tante cose per te e per te non è mai abbastanza), agli schemi che ci sembrano ricorrenti (ogni cosa che facciamo richiede una discussione). Non siamo più lì, siamo già da un'altra parte.
Imparare a riconoscere questi movimenti della mente è di immenso aiuto. In un momento come questo riuscire a riconoscere che la mente sta andando via è il primo passo, il secondo è riportarla lì, al presente. Non ci riuscite? Usate il respiro. Bastano 30 secondi, 1 minuto, in cui per tot volte riportate la mente sul movimento ritmico di inspirazione-espirazione. Scoprirete moltissime cose:
1 – Dove va la vostra mente.
2 – Come vi giudicate o giudicate gli altri (solitamente: sono scema a fare sta cosa del respiro, non serve a niente, non ci riesco, sono cose new-age inutili).
3 – Cosa state sentendo: emozioni, sensazioni.
Oltre a scoprire cose nuove, vi starete anche allenando. Ricordatevi che spesso siamo scettici anche sugli allenamenti fisici, l'inizio molto spesso è impegnativo, in ogni cosa.
Ricordatevi che la mente può scappare anche 1000 volte in un minuto e che non dovete fermarla (non si può), dovete solo e soltanto allenarvi a riportarla con “pazienza e gentilezza” (parole tipiche delle meditazioni mindfulness). Provare per credere!
E se lo fate, raccontatemi come è andata!
Testo elaborato dalla Dott.ssa Valeria Falovo
I bambini sono programmati per essere rumorosi, esigenti, immediati, energici e vitali, così coinvolgenti da rendere molto complesso un lavoro di centratura su di sé. Stare in relazione con loro, interagire con la loro personalità tutta in divenire, richiede molte energie e molte risorse, di cui spesso i genitori sono sforniti: perché si lavora e perché si corre, sicuramente, ma soprattutto perché davvero la relazione genitore-figlio è fra le più profonde che incontriamo nella vita. Avere davanti a sé qualcuno che è nato e venuto al mondo dalla nostra stessa carne ci investe di grandi emozioni: amore dilagante, senso di responsabilità, bisogno di protezione, aspettative, sogni, desideri, richieste. Avere consapevolezza del peso specifico di ognuno di questi elementi è sicuramente oneroso dal punto di vista mentale ed emotivo, ma è forse lo strumento numero 1 che ogni genitore ha a sua disposizione per poter davvero salvaguardare la relazione che costruisce con suo figlio.
Il primo passo verso la consapevolezza, così come insegnato dalle tecniche di mindfulness, è rimettersi in contatto con il proprio respiro. Il respiro è l'essenza prima che ci tiene in vita, non dobbiamo controllarlo, è nostro compagno fedele in qualsiasi momento della nostra esistenza, non richiede sforzo, è gratis: concedersi durante la giornata alcuni momenti di ascolto del proprio respiro è l'inizio di un ottimo allenamento. Noterete presto che questa operazione richiede uno sforzo perché la mente tende a sfuggire, a tornare agli impegni, alle scadenze, alle aspettative (futuro) oppure ai sensi di colpa, ai rimorsi, ai rimpianti (passato) e stare sul presente è operazione molto complessa. Non scoraggiatevi, non spazientitevi: l'obiettivo è rimettersi in contatto con il respiro il che significa che se dobbiamo rifarlo 10 volte nel giro di un minuto (perché la mente sfugge) lo faremo tutte e 10 le volte. L'allenamento è proprio questo, riuscire a riportare la mente sulla respirazione e sui suoi elementi base (la pancia si alza e inspiro, la pancia si abbassa ed espiro).
Questo è il primo nucleare esercizio di consapevolezza. La pratica è lunga, complessa e richiama diversi aspetti della meditazione, ma in maniera intuitiva potete capire come questo allenamento vi potrà essere d'aiuto nelle interazioni con i vostri bambini. Proviamo con un esempio.
È domenica, vi siete alzati senza fretta e preparati con più calma del solito (ma con molte proteste!), dovete uscire per andare ad un pranzo di famiglia e vostro figlio comincia a opporre una silenziosa resistenza. Si sofferma su un gioco, vuole cominciare un puzzle, ha fame, no, ha sete, vuole un succo, una caramella... cominciate a spazientirvi. Emerge il pensiero: “Abbiamo fatto tutto per te stamattina, non ti va mai bene niente, ma possiamo fare UNA cosa senza discutere?”. Siamo già andati oltre al presente: siamo alle aspettative, ai pensieri su come dovrebbero andare le relazioni (io faccio tante cose per te e per te non è mai abbastanza), agli schemi che ci sembrano ricorrenti (ogni cosa che facciamo richiede una discussione). Non siamo più lì, siamo già da un'altra parte.
Imparare a riconoscere questi movimenti della mente è di immenso aiuto. In un momento come questo riuscire a riconoscere che la mente sta andando via è il primo passo, il secondo è riportarla lì, al presente. Non ci riuscite? Usate il respiro. Bastano 30 secondi, 1 minuto, in cui per tot volte riportate la mente sul movimento ritmico di inspirazione-espirazione. Scoprirete moltissime cose:
1 – Dove va la vostra mente.
2 – Come vi giudicate o giudicate gli altri (solitamente: sono scema a fare sta cosa del respiro, non serve a niente, non ci riesco, sono cose new-age inutili).
3 – Cosa state sentendo: emozioni, sensazioni.
Oltre a scoprire cose nuove, vi starete anche allenando. Ricordatevi che spesso siamo scettici anche sugli allenamenti fisici, l'inizio molto spesso è impegnativo, in ogni cosa.
Ricordatevi che la mente può scappare anche 1000 volte in un minuto e che non dovete fermarla (non si può), dovete solo e soltanto allenarvi a riportarla con “pazienza e gentilezza” (parole tipiche delle meditazioni mindfulness). Provare per credere!
E se lo fate, raccontatemi come è andata!
Testo elaborato dalla Dott.ssa Valeria Falovo