mindfulparenting_mamma guardami
Fammi finire di parlare!”

Il bisogno di attenzione dei bambini è forse il bisogno più duramente giudicato e squalificato, come fosse un lusso, un “di più” che i bambini chiedono quasi senza ragione, perché sono capricciosi e manipolatori. Non di rado sentiamo dire che il bisogno di attenzione, guarda caso, emerge proprio quando quell'attenzione non possono proprio averla o quando si accorgono che il genitore si è distratto.

E così ecco che il quadro si chiude rapidamente: “lo fa apposta, appena ho cominciato a parlare con la mia amica si è messo a chiamarmi insistentemente”. “A martello” è la modalità che usano i bambini per richiamare i genitori: quei “mamma mamma mamma mammina” e “papà papà papà papiiiiinooo”, magari tirando un po' il bordo della giacca, la mano, la gonna; richieste che non lasciano scampo e che toccano rapidamente la pazienza degli adulti.
Facile che si perda il controllo o che si risponda bruscamente, aprendo il campo a scontri e discussioni senza fine: noi ci siamo alterati, loro lo sentono e ne rimangono confusi, diventano ancora più richiedenti (se mi sento confuso o rifiutato sento il bisogno di mamma o papà accanto a me – è il sistema dell'attaccamento), ma l'adulto continua a leggerla come richiesta manipolatoria (“lo fa apposta!”) e voilà il circolo vizioso è bello che avviato.

Notizia numero uno: il bisogno di attenzione è biologicamente fondato. I bambini hanno reale bisogno (paragonabile alla fame e alla sete) di essere visti e osservati dai loro genitori. Non conta molto aver dato loro attenzione nelle ore precedenti: è come dire che siccome stamattina abbiamo bevuto un grande bicchiere d'acqua, allora non possiamo avere ancora sete.
I bisogni funzionano così: emergono, vengono soddisfatti ma poi fisiologicamente tornano con la loro urgenza. È per questo che fare i genitori è così impegnativo :) Spegnere un bisogno è impossibile, l'unica cosa che possiamo spegnere è l'espressione di quel bisogno, ma questo rimarrà vivo internamente, un fuoco pulsante che divora e non dà tregua, ed è così sia per i grandi che per i piccini.

Notizia numero due: quando i bambini sono abbastanza grandi, possiamo insegnare loro un metodo che rispetta sia il bambino che l'adulto. Quando sentono così forte il bisogno di dirci o mostrarci qualcosa (sacrosanto), ma noi siamo assorti da una chiacchiera (un bisogno dell'adulto, sacrosanto anch'esso), possono richiamare la nostra attenzione mettendo una mano sul nostro polso o sulla nostra coscia: quello sarà il segnale “mamma ho bisogno di parlarti” e l'adulto potrà a sua volta comunicare la sua disponibilità ponendo la sua mano sopra quella del bambino e lasciandola lì, una sorta di “messaggio ricevuto, ci sono, appena ho finito avrai tutta la mia attenzione”.
Questo consente al bambino di mantenere il contatto con il genitore (la mano sopra la sua significa proprio “ti ho a mente, sei nei miei pensieri, ci sono!”) e al genitore di dare contemporaneamente ascolto ad entrambi i bisogni: il suo di finire il discorso o la chiacchiera; e quello del bambino di avere un parte della sua attenzione.

Ci vogliono ovviamente molti tentativi prima che il metodo abbia successo e non bisogna scoraggiarsi, la cosa che più assicura la riuscita di questo scambio è proprio il comportamento del genitore: se promettete piena attenzione dovete poi offrirla, senza se e senza ma. Ringraziando il bambino per aver atteso (per loro è immensamente difficile posticipare un bisogno ed è proprio questo che stanno imparando nel regolare le loro emozioni) e ponendoci in totale ascolto di ciò che hanno da condividere con noi. In questo modo non squalificate il loro bisogno di voi ma non sacrificate nemmeno il vostro desiderio di riuscire a parlare e confrontarvi con altri adulti. Finito il momento di condivisione con il vostro piccolo, potete ricominciare a parlare, ricordando di nuovo il metodo delle mani.

Questo atteggiamento funziona anche da modeling (veder fare, saper fare) e vedrete che anche i bambini impareranno a terminare ciò che fanno e poi dedicarsi ad ascoltarvi: finisco la torre con i lego e ti ascolto, mamma; finisco di colorare e ti ascolto, papà. Se noi pretendiamo ascolto immediato, perché i bambini non dovrebbero richiederlo? Chi insegna loro ad aspettare? I bambini imparano da noi cosa e come chiedere le cose, cosa e come ascoltare... mostriamo loro che ascoltare gli altri è importante, ma che è importante anche ascoltare se stessi. Siete l'esempio più importante e più reale a cui i vostri bambini si ispirano ogni giorno!

Ecco che “usare le mani con i bambini” assume un'altra sfumatura, diametralmente opposta a quella classica: possiamo usarle in maniera rispettosa, utile e accogliente. Questo metodo mostra proprio come il contatto e la relazione possano sempre venire in nostro soccorso e aiutarci a insegnare qualcosa di utile, per dire loro “ci sono per te”, “sei importante per me”, “sei nei miei pensieri”, “ogni cosa di te mi riguarda e mi interessa”, “ti voglio bene”.



Testo elaborato dalla Dott.ssa Valeria Falovo