Una mamma ha il diritto di dichiararsi stanca, di chiedere aiuto, di fermarsi a recuperare.
Una mamma stanca non dovrebbe mai vergognarsi di “non farcela”, non dovrebbe nemmeno arrivare a sentire il suo corpo così sfiancato e sfinito da non riuscire nemmeno a sollevare una forchetta. Una mamma è tenuta ad ascoltare il suo corpo che le impone di recuperare. E non sono i suoi figli a dover farsi carico di questa stanchezza, non sono loro a dover rallentare: è un dovere in primis di chi le sta accanto (partner, famiglia) ma soprattutto della società con strutture, incentivi, aiuti di ogni tipo.
Una mamma è in grado di sollevare le montagne, di trasportare spese e biciclette e passeggini da sola, di fare scale e discese in perfetto equilibrio, prestando attenzione ai suoi figli che le trotterellano intorno, davanti, dietro, in mezzo alle gambe; sa ricordarsi del cane che deve mangiare e poi uscire, di chiamare i suoi genitori, i suoi fratelli e sorelle, di inviare un meme divertente alle amiche, di rispondere nella chat di classe dell'asilo (magari 2-3-4 chat). E' in grado di allestire una cena mediamente sana e mediamente buona ogni giorno e di far trovare almeno un paio di pantaloni, delle mutande, una maglia pulita per ogni membro della famiglia (le calze vanno spaiate, è una regola). Una mamma è in grado di stendere i panni con precisione così non stira, è in grado di ricordarsi il succo preferito per un figlio ed entrare al supermercato solo per quello (magari borbottando, ma lo fa, eccome se lo fa), è in grado di lasciare a terra cinquanta metri cubi di giocattoli e sorriderne, così com'è capace di prendersela il giorno dopo. Una mamma conosce a memoria gli orari della settimana di tutti, conosce i cambi auto/pullman/passaggi alla perfezione, è spaccata al minuto, si ingegna a trovare la quadra più comoda per tutti, riesce a pensare anche a come intrattenere i suoi figli durante ognuno di questi passaggi. Riempe la borsa di pastelli colorati, macchinine, bambole, stickers, figurine, librini. E poi acqua, biscotti, fazzoletti, salviette, elastici, fascette. E qualche calzino spaiato. Una mamma si ricorda delle visite di controllo dal pediatra per mesi fino a dimenticarsene due giorni prima, sosta innumerevoli ore in coda al pronto soccorso, tenendo in braccio il suo cucciolo febbricitante e desiderando prendersi al suo posto qualsiasi malattia e malessere e dolore. Una madre è in grado di formulare migliaia di milioni di pensieri ogni giorno, di sollevare con le sue braccia innumerevoli kg ricoperti di pelle profumata e altri quintali di oggetti buttati a terra per rimetterli su, alcuni dove capita e alcuni al loro posto, per poi ricordarsi quel cubetto viola grande dei Lego dov'è stato appoggiato. Una madre è in grado di inginocchiarsi cinquanta volte per guardare negli occhi suo figlio, poi di correre, poi di saltare e ballare, poi di spostare tavoli e sedie, poi di sollevare divani, tutto nel giro di un paio d'ore. Una mamma sa studiare a notte fonda, con le luci tutte spente, sa scrivere al mattino presto quando il sole ancora non si vede e le ultime stelle salutano il cielo. Una mamma si ricorda il nome di una mamma incontrata 3 anni prima e poi si dimentica il nome della maestra dei suoi figli che vede ogni giorno. Una mamma lavora e si impegna e si porta il lavoro in testa anche quando gira in macchina pensando alla spesa e alle rate da pagare del corso di chitarra. Una mamma prova nella sua giornata tutto l'universo delle emozioni umane: grande divertimento poi grandi preoccupazioni, poi collere funeste, poi pianti di delusione. E infine la solitudine. La sera le mamme sentono la solitudine, il peso di tutte quelle giornate e quei pensieri e quei dettagli e quegli umori si abbatte ferocemente sui loro corpi e piangono, oppure urlano, oppure diventano silenziose. Le mamme sono campionesse dell'animo umano, capaci di accudimenti amorevoli e di rovinose cadute, pronte a farsi una domanda in più anche se a volte non lo ammettono, anche se spesso sono domande su loro stesse. Le mamme sono pronte a scappare una sera per ballare con le amiche e ritrovarsi assonnate al bancone del locale, poi sanno divertirsi e ridere fino al mal di pancia e poi sanno correre a casa, per coprire quei piedini con le coperte, per sentire con una carezza la fronte dei propri bimbi, per appoggiare delicatamente (senza svegliarli, è un gesto che imparano in anni di allenamento!) una mano sulla loro schiena e sentirne il respiro: inspira... espira... inspira... espira... sono a casa.
Questo è il fenomeno del mental overload: sovraccarico mentale (ed emotivo) che tantissime mamme sperimentano nella loro vita. E' un ottundimento, la confusione generata dalle responsabilità, dai pensieri, dal mandato di cura, dall'amore e anche dalla solitudine.
Prendete in braccio una mamma, datele sostegno, regalatele un po' di leggerezza.
Ogni mamma ha diritto a sentirsi stanca, sovraccarica, senza risorse e nessuna mamma deve vergognarsi o sentirsi meno capace per questo. “Grazie mamma che mi tieni in braccio, quando a mala pena riesci a sorreggere te stessa”: è un bambino che parla, è il mondo che parla.
Testo elaborato dalla Dott.ssa Valeria Falovo
Una mamma stanca non dovrebbe mai vergognarsi di “non farcela”, non dovrebbe nemmeno arrivare a sentire il suo corpo così sfiancato e sfinito da non riuscire nemmeno a sollevare una forchetta. Una mamma è tenuta ad ascoltare il suo corpo che le impone di recuperare. E non sono i suoi figli a dover farsi carico di questa stanchezza, non sono loro a dover rallentare: è un dovere in primis di chi le sta accanto (partner, famiglia) ma soprattutto della società con strutture, incentivi, aiuti di ogni tipo.
Una mamma è in grado di sollevare le montagne, di trasportare spese e biciclette e passeggini da sola, di fare scale e discese in perfetto equilibrio, prestando attenzione ai suoi figli che le trotterellano intorno, davanti, dietro, in mezzo alle gambe; sa ricordarsi del cane che deve mangiare e poi uscire, di chiamare i suoi genitori, i suoi fratelli e sorelle, di inviare un meme divertente alle amiche, di rispondere nella chat di classe dell'asilo (magari 2-3-4 chat). E' in grado di allestire una cena mediamente sana e mediamente buona ogni giorno e di far trovare almeno un paio di pantaloni, delle mutande, una maglia pulita per ogni membro della famiglia (le calze vanno spaiate, è una regola). Una mamma è in grado di stendere i panni con precisione così non stira, è in grado di ricordarsi il succo preferito per un figlio ed entrare al supermercato solo per quello (magari borbottando, ma lo fa, eccome se lo fa), è in grado di lasciare a terra cinquanta metri cubi di giocattoli e sorriderne, così com'è capace di prendersela il giorno dopo. Una mamma conosce a memoria gli orari della settimana di tutti, conosce i cambi auto/pullman/passaggi alla perfezione, è spaccata al minuto, si ingegna a trovare la quadra più comoda per tutti, riesce a pensare anche a come intrattenere i suoi figli durante ognuno di questi passaggi. Riempe la borsa di pastelli colorati, macchinine, bambole, stickers, figurine, librini. E poi acqua, biscotti, fazzoletti, salviette, elastici, fascette. E qualche calzino spaiato. Una mamma si ricorda delle visite di controllo dal pediatra per mesi fino a dimenticarsene due giorni prima, sosta innumerevoli ore in coda al pronto soccorso, tenendo in braccio il suo cucciolo febbricitante e desiderando prendersi al suo posto qualsiasi malattia e malessere e dolore. Una madre è in grado di formulare migliaia di milioni di pensieri ogni giorno, di sollevare con le sue braccia innumerevoli kg ricoperti di pelle profumata e altri quintali di oggetti buttati a terra per rimetterli su, alcuni dove capita e alcuni al loro posto, per poi ricordarsi quel cubetto viola grande dei Lego dov'è stato appoggiato. Una madre è in grado di inginocchiarsi cinquanta volte per guardare negli occhi suo figlio, poi di correre, poi di saltare e ballare, poi di spostare tavoli e sedie, poi di sollevare divani, tutto nel giro di un paio d'ore. Una mamma sa studiare a notte fonda, con le luci tutte spente, sa scrivere al mattino presto quando il sole ancora non si vede e le ultime stelle salutano il cielo. Una mamma si ricorda il nome di una mamma incontrata 3 anni prima e poi si dimentica il nome della maestra dei suoi figli che vede ogni giorno. Una mamma lavora e si impegna e si porta il lavoro in testa anche quando gira in macchina pensando alla spesa e alle rate da pagare del corso di chitarra. Una mamma prova nella sua giornata tutto l'universo delle emozioni umane: grande divertimento poi grandi preoccupazioni, poi collere funeste, poi pianti di delusione. E infine la solitudine. La sera le mamme sentono la solitudine, il peso di tutte quelle giornate e quei pensieri e quei dettagli e quegli umori si abbatte ferocemente sui loro corpi e piangono, oppure urlano, oppure diventano silenziose. Le mamme sono campionesse dell'animo umano, capaci di accudimenti amorevoli e di rovinose cadute, pronte a farsi una domanda in più anche se a volte non lo ammettono, anche se spesso sono domande su loro stesse. Le mamme sono pronte a scappare una sera per ballare con le amiche e ritrovarsi assonnate al bancone del locale, poi sanno divertirsi e ridere fino al mal di pancia e poi sanno correre a casa, per coprire quei piedini con le coperte, per sentire con una carezza la fronte dei propri bimbi, per appoggiare delicatamente (senza svegliarli, è un gesto che imparano in anni di allenamento!) una mano sulla loro schiena e sentirne il respiro: inspira... espira... inspira... espira... sono a casa.
Questo è il fenomeno del mental overload: sovraccarico mentale (ed emotivo) che tantissime mamme sperimentano nella loro vita. E' un ottundimento, la confusione generata dalle responsabilità, dai pensieri, dal mandato di cura, dall'amore e anche dalla solitudine.
Prendete in braccio una mamma, datele sostegno, regalatele un po' di leggerezza.
Ogni mamma ha diritto a sentirsi stanca, sovraccarica, senza risorse e nessuna mamma deve vergognarsi o sentirsi meno capace per questo. “Grazie mamma che mi tieni in braccio, quando a mala pena riesci a sorreggere te stessa”: è un bambino che parla, è il mondo che parla.
Testo elaborato dalla Dott.ssa Valeria Falovo