Sentirsi dire "Non piangere!", seppur detto con intento consolatorio, può lasciare i bambini confusi ed anche umiliati.
E' come quando ci sentiamo arrabbiati, tristi e qualcuno ci dice "Non arrabbiarti, non essere triste, non pensarci!": l'emozione c'è già, come faccio a eliminarla?
Anziché reprimere le emozioni (per non mettere a disagio gli altri!) possiamo accompagnarle al loro fisiologico affievolirsi, esattamente come un'onda che comincia, ha un picco e poi una discesa. Questo è il principio dell'etero-regolazione emotiva, modalità attraverso la quale tutti i bambini (per come sono fatte le loro zone pre-frontali della neo-corteccia cerebrale) imparano a modulare le loro emozioni e le rispettive espressioni. Dunque se mi sento arrabbiato passo - durante la crescita - dal buttarmi a terra, allo sbattere i piedi, poi urlare (a volte anche tutti insieme!) e poi a dire "Sono arrabbiato!" e anche "ho bisogno di...". Ci vuole tempo e tanto allenamento proprio perché il loro cervello ha fisiologicamente bisogno di esperienze quotidiane e ripetute per costruire, passo dopo passo, queste capacità e competenze.
E' come se dovessimo percorrere la stessa strada in un prato erboso così tante volte da riuscire a tracciare un sentiero: il cervello funziona esattamente così. Ed è così che li accompagnamo a creare quella stradina, tanto utile, per imparare l'auto-regolazione emotiva. Dunque a permettere che quel sentiero sicuro e conosciuto venga percorso in autonomia: in altre parole significa riuscire a calmarsi, a riflettere, a usare le proprie emozioni in autonomia e poi a comunicarle a chi si ha accanto.
Dunque mostriamo loro che:
👍🏼 le emozioni non fanno paura! Le possiamo osservare
👍🏼 le emozioni ci dicono qualcosa di noi
👍🏼 le emozioni possono essere usate per capire di cosa abbiamo bisogno
"Non piangere!" significa squalificare l'utilità di quell'emozione (paura, tristezza, rabbia) e vanificare l'importante messaggio di fondo (ho bisogno del tuo aiuto). Diciamolo allora con le nostre parole e il nostro corpo, abbassiamoci alla loro altezza, diamo spazio a quel momento, offriamo un abbraccio... questo di solito ci aiuta a sentirci più vicini, a capirci prima, a ristabilire la sintonia.
"Quando un bambino non si sente capito, piccole cose possono diventare grandi problemi" recita Dan Siegel ed è dando importanza ad ogni piccola lacrima che possiamo capirli e aiutarli a capirsi.
Testo elaborato dalla Dott.ssa Valeria Falovo