“Non ne posso più dei tuoi capricci!”
Traduzione: i tuoi bisogni sono per me insopportabili.
Spesso mi viene chiesto: “quale bisogno ci sarebbe sotto la richiesta martellante di avere una nuova macchinina, identica alle 100 macchinine che già abbiamo a casa?”.
Provo allora a tradurre con un esempio sugli adulti, una dinamica in cui bene o male tutti riescono a identificarsi: “è venerdì pomeriggio, siamo stremati da cinque giorni di lavoro intenso e corse da una parte all'altra della città. Figli, impegni, scadenze, un po' di vita sociale ed arriviamo letteralmente stremati al fine settimana. Pensiamo che sabato e domenica difficilmente riusciremo a riposarci: pranzi con parenti, fare i compiti, qualche gita e svago per i figli, faccende domestiche (questi sono i pensieri). Avvertiamo forte la stanchezza, l'impotenza, il senso di costrizione/frustrazione (ecco le sensazioni). Pensiamo “come vorrei avere due giornate di riposo intere, senza aver nulla a cui pensare, nulla da fare, solo e soltanto riposo e dolce far niente” (altri pensieri: i desideri). Ci assale un senso di sconfitta o ancora frustrazione (sensazioni), il pensiero che non possiamo permettercelo perché abbiamo comunque impegni e responsabilità che non possiamo rimandare o mettere da parte, nemmeno per un giorno (altri pensieri). A questo punto com'è il nostro umore, come ci sentiamo? Siamo in una condizione di bisogno. Bisogno di qualcosa che non possiamo avere immediatamente, ma la sensazione di bisogno c'è, il corpo ce la segnala in qualche modo, la mente, la pancia, tutto si muove.
Nel mentre arriviamo al supermercato, scacciamo via quei pensieri, li mettiamo da parte perché abbiamo solo 10 minuti prima che i figli escano da scuola, corriamo fra gli scaffali e passando vediamo una confezione di cioccolatini. Molto carina, con un bel packaging, invitante, cattura la nostra attenzione. La prendiamo al volo, paghiamo la spesa, risaliamo in macchina e mangiamo 3-4 cioccolatini.
Sareste riusciti a spiegare come mai e perché volevate comprare quei cioccolatini, andando oltre ad un “ne avevo proprio voglia”? Alle 16 di un venerdì pomeriggio, poco prima della merenda, senza la possibilità di potervi lavare subito dopo i denti? Sareste riusciti ad ascoltare le spiegazioni di vostro marito o vostra moglie che tentava di illuminarvi sul fatto che non avevate bisogno di quei cioccolatini, che il cioccolato può far male alla pancia, che c'era già un'ottima merenda pronta a casa e che quindi quei cioccolatini non si potevano proprio comprare?
Rimanete su questo passaggio, perché questo è importante: come vi sentivate poco prima, arrivando al supermercato e come stavate quando avete visto e afferrato i cioccolatini. Rappresentavano per voi “la salvezza”, ossia qualcosa legato alla sopravvivenza? Ovviamente no. Eppure la voglia era intensa, non c'è stato tempo per sentirne l'intensità ma in qualche modo è arrivata, li abbiamo acciuffati. Sareste riusciti a spiegare a vostro marito perché desideravate quei cioccolatini o avreste trovato difficile spiegare tutta la catena di pensieri/emozioni/sensazioni che vi hanno portato lì? Sareste stati in grado di lasciarli sullo scaffale? Probabilmente sì, ma ad un costo non indifferente. Vi sareste sentiti probabilmente giudicati, squalificati, non capiti, forse anche umiliati e credo sicuramente arrabbiati e frustrati. Ma che sarà mai una scatola di cioccolatini? Sono un adulto!
I bambini vivono dinamiche analoghe ma non hanno la consapevolezza (e spesso nemmeno noi adulti siamo così centrati) per sentire e vedere tutta la catena di pensieri, sensazioni, emozioni e umori che precedono la richiesta: nessun bambino potrà dirvi “sai, siccome sono stato 5 giorni a scuola per otto lunghissime ore, sentendomi ogni tanto rifiutato, ogni tanto giudicato, ogni tanto solo, spesso stanco, poi volevo andare con te in quel bel posto nuovo ma mi hai detto che non c'era tempo, poi ho una valanga di compiti da fare che mi mette molta pressione, poi oggi non sono riuscito a recitare a memoria la poesia che avevamo studiato insieme, ho saltato due versi... ho un marasma di emozioni e sensazioni dentro che mi porta a sentirmi vulnerabile e sento di aver bisogno di qualcosa ma non so nemmeno io cosa, facciamo che è questa macchinina gialla?”. Non possono farlo perché il loro cervello non consente loro di avere questo livello di consapevolezza e di meta-cognizione (dobbiamo noi allenarli a farlo!) e se ci pensate bene anche noi adulti spesso e volentieri viviamo distaccati da ciò che ci accade dentro. Compriamo i cioccolatini perché “ne avevamo voglia”. Compriamo un paio di scarpe pur non avendone bisogno. Ci mettiamo ad urlare per una goccia di succo finita a terra, ritrovandoci dopo pochi minuti a non sapere spiegare perché (solitamente diciamo “perché sono stanca/o”). Non ne ho voglia, mi piacevano, sono stanco. Nemmeno noi sappiamo sempre spiegare il perché delle nostre azioni. Forse non ci rotoliamo a terra, forse non piangiamo con i singhiozzi, ma anche noi adulti agiamo al di fuori della consapevolezza.
Un capriccio è sempre l'espressione di un bisogno: che si concentri su una macchinina, su un fiocco per i capelli, un album di figurine, una borsetta di Frozen, una spada laser o un ovetto kinder, quella richiesta ha dentro di sé un mondo di emozioni, sensazioni e pensieri che sfugge e che è complesso da afferrare.
Si lavora allora su due linee: si previene e si ascolta.
Se non si riesce a prevenire (l'obiettivo non è “eliminare i capricci” ma rendere le richieste autentiche: se hai bisogno di me, chiedi di me; se hai bisogno di aiuto, chiedi aiuto; se hai bisogno di tempo noi due da soli, chiedi tempo), si può soltanto contenere: aiutare, stare accanto, capire che effettivamente è difficile accettare un no in quei momenti. Tornate a immaginare voi stessi che comprate i cioccolatini così, senza pensarci due volte, e di dovervi giustificare e spiegare con il vostro partner: siete adulti e sapreste contenere l'espressione della vostra frustrazione, ma ciò non significa che non la sentireste o che non verrebbe fuori.
L'esempio è ovviamente semplificato e di adulti parleremo ancora vista l'immensa complessità, così come parleremo di gestione dei capricci, emozioni, rabbia, relazione. Cercate però di focalizzarvi sull'esperienza del bambino che chiede, pretende, esige un oggetto: su quell'oggetto viene trasferito tutto il bisogno, tutta la necessità, tutta la speranza di riuscire a spazzare via quelle sensazioni spiacevoli. La soluzione non è mai spazzarle via ma sempre ascoltarle, perché sono indicazioni preziose che il nostro corpo e la nostra mente ci danno. Rappresentano il cruscotto della macchina che ci segna livelli di olio, benzina, acqua, giri del motore, velocità: perché mai dovremmo guidare una macchina senza guardare cosa ci indica? Oltre che inutile risulterebbe anche pericoloso.
Se il vostro bambino esplode, dategli il tempo di calmarsi (vedremo come), stategli accanto, scegliete voi se acquistare o meno ciò che richiede: ma poi osservatelo, ascoltatelo, offritegli la vostra vicinanza. Quanto ci piacerebbe sentirci dire “sono qui per te, quando hai finito di mangiare i tuoi cioccolatini”? Quanto sarebbe bello per i nostri bambini sapere che ci siamo e che siamo interessati a capirli oltre che a trasmettere regole e fissare limiti? Davvero una macchinina diventa l'occasione per spiegare valori, regole e paletti? Possiamo trovare sicuramente momenti migliori per trasmettere anche questi aspetti importanti: come dice Dan Siegel “limiti e regole possono essere trasmessi a partire da un atteggiamento amorevole, una cosa non esclude l'altra”.
Lasciamo da parte la macchinina (quando il cervello è così reattivo, non può fisicamente e chimicamente apprendere, ascoltare, ragionare), facciamo passare la tempesta e dedichiamoci con cura ai bisogni reali: presenza, relazione, vicinanza, rispecchiamento. Un bambino che si sente capito è un bambino che si sente bene, capace di far fronte a tante difficoltà, vero, autentico e felice..
Testo elaborato dalla Dott.ssa Valeria Falovo